Vulcanico e spumeggiante nel tratto, di immediato impatto nella relazione, rigoroso e attento nella ricerca, arguto oratore capace di sfidare l’intelligenza e parlare direttamente al cuore, uomo di fede, profondo e lungimirante nel guardare ad orizzonti di senso, positivo. Carlo Nanni sapeva vedere lontano, oltre il visibile, scovare talenti, valorizzare risorse, impegnarsi e infiammarsi nel sostenere e promuovere il Bene, senza arrendersi nè tacere davanti all’ingiustizia.
Era guida ispiratrice, amico, consigliere, maestro, fratello, padre, compagno vicino nei momenti gioiosi come in quelli dolorosi. Pur presente e fedele ai suoi incarichi istituzionali, come docente, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione, Rettore dell’Università, teneva ad essere presenza vicina a ciascuno, pronto a partecipare agli eventi della vita, come amico e come sacerdote. Ricordo ancora come vent’anni fa, dopo la celebrazione in cui una decina di noi docenti diventammo Salesiani Cooperatori, mi rincorse per le scale della portineria per dire ai miei figli, allora bambini, la sua gioia per questo evento e rallegrarsi con loro, sollecitandoli ad esserne orgogliosi!
Caro Carlo, quanti bimbi hai battezzato, quante nozze hai benedetto, quanti anniversari, quante messe di suffragio hai celebrato! Ricordo quando, appena eletto Rettore dell’Università, in occasione della morte di Pio Scilligo, suo confratello e collega, senza indugio e con prontezza scelse di accompagnare un piccolo gruppo di noi dell’IFREP in Val Formazza, per esserci vicino per quell’ultimo saluto! In quell’occasione, come nelle varie celebrazioni eucaristiche a cui ho avuto modo di partecipare nel tempo, ci fece respirare la sua fede viva, la serietà dell’essere credenti e testimoni fedeli; le sue celebrazioni erano vibranti nel richiamare l’essenza del rito - è indelebile e ancora vivida, a 10 anni circa di distanza, l’esperienza intensa del rinnovo della promessa nuziale in occasione del mio XXV anniversario di nozze!
“È una grande perdita per noi tutti, sul piano personale ed umano, accademico ed istituzionale, per i diversi incarichi di responsabilità che ha ricoperto nel tempo, serio e ‘illuminato’”: furono le mie prime parole nel messaggio con cui annunciavo ai colleghi dell’IFREP il suo così prematuro passaggio. All’interno dell’IFREP quella di Carlo è stata una presenza assai significativa, essendo stato uno dei Soci Fondatori e Presidente per anni, fino a circa tre anni fa: con la sua schietta e chiara visione prospettica, la sua naturale giovialità, salesiano nell’anima, la sua tempra vigorosa, ha saputo spronarci, affettuosamente incoraggiarci, contare sulla dignità della nostra missione di laici nella chiesa, lontano da clericalismi di forma, pienamente attento alla congruenza con i luoghi istituzionali, rispettoso nell’onorare la sostanza!
Ed ora, a distanza di qualche mese, più che la sua perdita percepisco la ricchezza della sua presenza, il vigore della sua semina, la solida coscienza del dono prezioso che Carlo è stato per chi lo ha incontrato personalmente e nei diversi luoghi in cui hai sostato, come per la nostra stessa Università.
Certo, caro Carlo, ce lo siamo confidati con qualcuno dopo il rientro estivo, avvertiamo la mancanza del poterti incontrare nel piazzale superiore, in portineria come nei nostri corridoi, con la tua voce accesa, il tuo luminoso sorriso, il tuo sguardo vivo! Sono certa che continui anche a fare il tifo per noi da lassù e a “batterti” vigorosamente per il trionfo della Giustizia! Mi piace immaginarti ora finalmente libero di spaziare, “svolazzare”, curiosare, conoscere realtà intuite... Come amavi dire davanti a realtà umanamente inspiegabili, fiducioso come eri nella bontà del Dio a cui ha votato la tua stessa vita, mosso dalla tua profonda e schietta onestà intellettuale: “Quando vado di là ... me la deve proprio spiegare questa…!”.
Caro Carlo, ci lasci una preziosa eredità, hai saputo lasciare traccia, in modo personale e unico, nella vita di chi ha avuto la gioia di incontrarti. Grazie della tua presenza così vicina!