La festa di San Giovanni Bosco, il 31 gennaio, è sempre un'occasione speciale per rendere grazie a Dio per la vita e il dono di Don Bosco alla Chiesa. Questa festa ci ricorda come Don Bosco, nato nel 1815, maturò la sua vocazione e il suo progetto di vita all’interno di una famiglia disagiata, guidato dallo straordinario amore della madre, Margherita Occhiena. Le difficoltà familiari, la povertà e le ristrettezze che segnarono gli anni di studio divennero un patrimonio spirituale e apostolico.
Fin dall’infanzia, Giovannino è animato da uno slancio missionario nel diffondere il Vangelo tra i suoi coetanei. Diventato sacerdote, si fa prossimo ai giovani poveri. Per lui, l’educazione non è solo un mezzo per aiutare i giovani bisognosi a ottenere un’istruzione o un sostentamento, bensì la formazione integrale della persona. Per educare, Don Bosco propone un metodo educativo - il Sistema Preventivo - sintetizzato in due frasi: “Studia di farti amare” e “Non basta amare…”. Non è un caso che all’ingresso della nostra Università ci sia un busto di Don Bosco avvolto nella frase “Studia di farti amare”.
Forse qualcuno potrebbe pensare che questa frase voglia invitare gli studenti a studiare unicamente per superare gli esami. Al contrario, in queste parole è racchiusa la preziosa eredità lasciataci da Don Bosco, che è un’esperienza spirituale ed educativa. “Studia di farti amare” è un invito pressante a sostituire la severità che crea distanza con la bontà e la dolcezza pastorale di San Francesco di Sales. Il salesiano è chiamato, senza cadere nel sentimentalismo o nel paternalismo, a comprendere i giovani nella loro unicita, cercando di essere presente con affetto e, allo stesso tempo, con rispetto e fiducia per favorire la loro autonomia. La fiducia deve essere guadagnata, non può essere imposta. Il rigore scientifico degli studi deve essere bilanciato dalla realtà pastorale, confrontandosi con i problemi che i giovani devono affrontare, specialmente con le sfide dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo.
Quest’anno la festa di Don Bosco è caratterizzata da grandi eventi. In primis, ci troviamo nel cuore del Grande Giubileo, che ci offre l’opportunità, come comunità accademica, di consolidare il nostro cammino con i giovani, pellegrini di speranza. Durante il Giubileo celebreremo anche i 1700 anni dal primo grande Concilio ecumenico di Nicea. Inoltre, quest’anno ricorre il 150° anniversario della partenza dei primi missionari salesiani, avvenuta l’11 novembre 1875, verso le missioni in Sud America e, successivamente, in altre parti del mondo.
Quest’anno è anche particolarmente importante perché ricorre l’85° anniversario della fondazione della nostra Università. Risuona ancora nei nostri cuori quel solenne canto di Te Deum del 1° giugno 1940, quando Don Ricaldone, Rettore Maggiore dei Salesiani, comunicava ufficialmente l’erezione canonica del Pontificio Ateneo Salesiano a Torino. La notizia ufficiale del decreto di erezione, concesso il 5 maggio, giunse a lui il 25 maggio, proprio il giorno dopo la solennità della festa di Maria Ausiliatrice.
Alla luce di questi eventi significativi e particolarmente in sintonia con il Grande Giubileo, la comunità accademica ha programmato un pellegrinaggio, il 23 maggio, presso la Basilica di San Paolo fuori le mura, per attraversare la Porta Santa della Speranza. Ci affidiamo all’intercessione di San Giovanni Bosco, che sicuramente ci accompagnerà in questo cammino.
Prof. Kevin Otieno MWANDHA, Vicerettore