
Venerdì 16 maggio alle ore 21.00, in aula CS9 andrà in scena Antigone, lo spettacolo teatrale curato dalla Pastorale Universitaria, promosso dalla Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche e realizzato in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale. Un gruppo di studenti, eterogeneo per età e percorsi di studi, con la messa in scena della tragedia di Sofocle, conclude il lavoro di ricerca condotto negli ultimi sette mesi e guidato dall’attore e pedagogista teatrale Angelo Maiello. “Come possiamo unire la libertà di amare alla paura, alla rabbia e alla fragilità per sfidare il potere spietato?” – si chiede Maiello nelle note di regia - Quel potere che può manifestarsi in molte forme e rispondere ad un solo nome, Creonte: violento, gentile, dolciastro, apparentemente onesto, equidistante, retorico, ambiguo, ottuso, superficiale. Ogni volto di Creonte nasconde una diversa strategia per mantenere il controllo. La sfida è riconoscere queste maschere e trovare il coraggio di opporsi ad esse. Come fa Antigone che incarna l'amore in un atto di ribellione. Amare incondizionatamente, persino di fronte al pericolo, diventa un modo per affermare la propria umanità contro l'oppressione. Le parole della giovane eroina “Non sono nata per condividere l'odio, ma per amare con chi ama”, continuano a risuonare con forza nelle nostre menti, sfidando le autorità e le convenzioni sociali”.
Nella città di Tebe, la storia di Antigone si intreccia con quella dei suoi fratelli, Eteocle e Polinice, e dell’altra sorella, la dolente Ismene. Tutti figli di Edipo, sembrano portare il peso di una maledizione che li costringe a vivere tragedie e conflitti inesorabili. Le loro vicende personali diventano simboli della lotta contro un destino avverso. Un gruppo di attori costituito come un coro di voci in movimento, in uno spazio circolare dove tutto accade alla presenza degli spettatori: il canto, il suono delle percussioni, la narrazione, l’azione tragica.
Carmen Barbieri, direttrice dell’editrice LAS, membro dell’équipe di pastorale universitaria e responsabile per il settore teatro, aggiunge: “Il percorso creativo proposto ha esplorato la profondità del testo incoraggiandone una comprensione fisica, non solo intellettiva. I partecipanti al laboratorio sono stati invitati ad allenare la propria intelligenza emotiva sospendendo giudizi personali e autocensure. È molto difficile per i giovani del nostro tempo accogliere questo invito: respirare, scoprire di non saperlo fare, chiudere gli occhi e avere la pazienza di incontrarsi. Nel respiro, singolo e di gruppo. In linea con quanto stiamo portando avanti come proposta teatrale nell’ambito della pastorale universitaria, liberare il corpo dal suo quotidiano zoppicare è la sfida educativa alla base del progetto. A fare da bussola, ancora una volta, la consapevolezza che l’attore è un atleta del cuore, come affermato dal grande maestro del teatro del Novecento, Antonin Artaud, e che l’educazione è cosa di cuore – come indica il nostro San Giovanni Bosco”. Invitando tutta la comunità accademica ad assistere allo spettacolo, Barbieri conclude: “Gli studenti che vedrete in scena sono animali coraggiosi; nel senso del cor-agere: agendo col cuore non si sono lasciati spaventare dall’autorità di un testo immenso e potente quale l’Antigone di Sofocle. In un modo inedito e originale, tornano a presentificare una storia di resistenza, una storia sempre nuova, in un mondo ancora dominato da conflitti implacabili”.
[Lat] Die Veneris XVI mens. Maii, horà XXI (21.00), in auditorio CS9 Facultatis Scientiarum Communicationis Socialis apud Pontificiam Vniversitatem Salesianam, primum nostris in aedibus tragoedia Sophoclis, famà quidem insignis, Antigone inscripta, in scaenam agetur, utpote a sodalibus Officinae Scaenicae Pastoralis Vniversitariae suae Musae commendata.
Opus quidem nonnulli universitatis discipuli absolverunt, artis sane scaenicae studiosi, doct. Carminia Barbieri ac praeclaro scaenarum praefecto Angelo Maiello moderantibus, qui uterque operam totum annum sedulo contulerunt in tragoediam Graeciae classicam hodiernae aetati vividum in modum accommodandam. Inter principum personarum actores duo nostrae Facultatis discipuli numerantur, i.e. Desiderius Bineli ac Marcus Evangelista.
Ea, quae in scaenam hodierno more accommodata agentur, principium quidem ceperunt ex ipsius tragoediae interpretatione, quam ex Graeco sermone confecit prof. Robertus Fusco, Facultatis Litterarum Christianarum et Classicarum decanus, qui, rectae scientiae ac doctrinae philologicae confisus, versus Sophoclis altis profundisque in Italicam reddidit verbis.
Nam Antigone inter gravissimas ac praestantissimas aetatis classicae tragoedias iure recensetur: fabulam narrat illius heroinae eiusdem, atque operis, nominis, Thebani generis, quae contra edictum Creontis regis cadaver fratris Polinicis, perduellionis damnati, nihilo secus funere efferre constituit. Itaque Sophocles, utut legem divinam humanae, intimam hominis conscientiam rei publicae auctoritati obicit, nonnulla coram spectatoribus in scaenam profert dubia haud parum etianum et ponderis habentia et momenti: quid iustitia? qui publicae potestatis fines ac termini? quanto, vero, pretio principiis moralibus fides a mortalibus praestanda?
Eo, igitur, huius fabulae contendit actio, ut non solum artes excolantur et hominum cultura, verum etiam ut omnes universitatis academicae participes cogitationes quidem, quas mente spectando conceperint, alter cum altero communicent.
Venitote omnes!