Spiritualità salesiana

Con Don Bosco riscopriamo la speranza

Dalle aule dell’Università, l’invito a rinnovare con coraggio la missione educativa salesiana
  28 gennaio 2021

Mentre scrivo questo messaggio per la festa di Don Bosco, Padre, patrono e ispiratore della nostra Università, sono contento di augurare a tutti la sua benedizione! Siamo anche nel periodo del “raccolto”, e cioè, degli esami. È un momento di gioia sia per i docenti che per gli studenti raccogliere i frutti del lavoro del primo semestre.

Il messaggio che vi trasmetto, cari amici, è un messaggio di Speranza. In questi tempi di paura e di ansia una forte dose di speranza è il vaccino più confacente. Questo è il messaggio che ci viene dal nostro Rettor Maggiore nella sua Strenna, da Papa Francesco in tanti suoi scritti, da Don Bosco, e soprattutto dal Signore Gesù. “Non abbiate paura” è la loro esortazione rassicurante. È possibile non avere paura quando tutto intorno a noi sembra minacciarci?

Recentemente mi sono imbattuto su YouTube in un discorso del Vescovo ausiliare di Los Angeles, mons. Robert Barron, che a sua volta si rifà a Paul Tillich. La fonte di ogni paura è la nostra “finitudine” e la consapevolezza che ne abbiamo. Siamo esseri limitati e lo sappiamo. Questa consapevolezza fa di noi, umani, i più miserevoli tra le creature di questa terra. La nostra finitudine ha quattro caratteristiche limitanti fondamentali: tempo, spazio, causalità e sostanza. Sembra un discorso altamente filosofico, ma le conseguenze sono chiare.

Viviamo nel tempo. Con le parole di Heidegger, siamo “esseri per la morte” (Sein zum Tode)! La nostra vita può finire in qualsiasi momento e, peggio ancora, non sappiamo quando. Viviamo nello spazio, e ciò ci rende vulnerabili ai suoi pericoli. Un terremoto, un’alluvione, un incendio o un incidente stradale possono costituirsi in una minaccia. Siamo soggetti al nesso di causalità. Se l’ossigeno sostiene la mia salute, un virus può causare la mia mancanza di respiro. Altri esseri umani possono mettere a repentaglio la vita di un altro. Infine, noi stessi siamo una sostanza, cioè una natura limitata, una tra tante altre, col rischio che possa essere cambiata, manipolata.

 Qual è la soluzione davanti a questa paura onnipresente? La Speranza! La speranza è chiamata “virtù teologale” perché riallaccia la nostra finitudine all’Infinito! Ci “aggrappiamo” a Dio, che non è limitato dal tempo, dallo spazio, dalla causalità e dalla sostanza. Dio non è una sostanza tra tante, ma è il puro Atto di essere, il substrato e la dimora di tutti gli esseri. È questo che fonda la Speranza. Essa può trasformarci in creature senza paura. “Solo in Dio riposa l’anima mia”, dice il Salmista. Senza Dio, siamo condannati a vivere ansiosi e paurosi.

I santi sono le persone più coraggiose. I martiri sono stati, e sono, uomini e donne senza paura, mentre i loro persecutori erano dei paurosi. Il loro bisogno di uccidere altri nasceva dalla paura. La persona di speranza riallaccia la sua finitudine al perfetto Amore dell’Infinito, e “l’amore perfetto scaccia ogni paura”.

Il messaggio di Don Bosco per noi, dalle aule della nostra Università, in mezzo a tanti motivi di paura, è: “Non abbiate paura. La speranza rinnova tutte le cose!”.

Che il 2021 e il secondo semestre siano tempi di speranza, di coraggio e di gioia.

 Buona festa di Don Bosco a tutti.

don Maria Arokiam Kanaga
Superiore della Visitatoria dell’UPS