La Metafisica è, con ogni probabilità, l’opera più famosa di Aristotele e quella che ha esercitato la maggiore influenza sulle speculazioni successive. È in effetti in questo enigmatico testo che Aristotele individua quei concetti (e quei problemi) – “essere”, “sostanza”, “sinolo”, “accidente”, “materia”, “forma”, “atto” – destinati a costituire le fondamenta dell’intera filosofia occidentale.
Cionondimeno, la sorprendente (e travagliata) storia editoriale del testo rende complesso coglierne il significato profondo. Quella che noi conosciamo come Metafisica, infatti, è un’opera appartenente al gruppo degli “scritti esoterici” di Aristotele (quegli scritti destinati a esser discussi oralmente durante le lezioni), la cui sistemazione editoriale avvenne tre secoli dopo la morte di Aristotele ad opera di Andronico di Rodi (I sec. a. C.).
Con il titolo “metafisica” (termine non coniato da Aristotele, che parla invece di “filosofia prima”) è quindi tramandata una raccolta di testi, composti in tempi diversi e da punti di vista differenti. Lo stesso termine “metafisica” (derivato dall’espressione greca ta meta ta physika) si presta a interpretazioni diverse: esso, infatti, potrebbe significare che l’oggetto della filosofia prima deve essere indagato successivamente all’oggetto della fisica oppure potrebbe alludere alla priorità (e superiorità) ontologica (e assiologica) degli oggetti studiati dalla filosofia prima rispetto agli oggetti della “filosofia seconda” (cioè, appunto, la fisica).
Ma qual è allora l’oggetto della filosofia prima? E che cos’è la filosofia prima? È ontologia? È teologia? E che rapporto c’è tra le due?
A queste e ad altre domande risponderà il prof. Francesco Fronterotta (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), che la Facoltà di Filosofia è lieta di ospitare il 7 gennaio 2026 alle ore 10:35 presso l’Aula A08.
La partecipazione è libera e aperta a tutti gli interessati.
