Il 24 gennaio festeggiamo san Francesco di Sales, l’ispiratore dell’esperienza carismatica di don Bosco. A 400 anni dalla sua scomparsa, perdura l’innovatività della sua figura e resta valido il suo approccio di fedeltà creativa a Cristo in un mondo in perenne trasformazione. Quando tantissimo stava per cambiare, Francesco accettò le sfide del suo momento storico e lasciò che il cambiamento venisse dallo Spirito che parla dal profondo delle diverse culture, situazioni e persone. Fine interprete dei desideri di una nuova epoca, da abile controversista si trasformò, progressivamente e per grazia, in un accompagnatore paziente e saggio per molti, proponendo un cammino di santità percorribile da laici quanto da consacrati, divenendo fondatore di una nutrita famiglia spirituale.
Nella recente lettera apostolica Totum Amoris est papa Francesco sintetizza la spiritualità salesiana in questo modo: «L’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano. Essa non è una costruzione mentale, piuttosto è un riconoscimento pieno di stupore e di gratitudine, conseguente alla manifestazione di Dio. È nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtù del quale l’uomo riconosce Dio e, insieme, sé stesso, la propria origine e profondità, il proprio compimento, nella chiamata all’amore. Egli scopre che la fede non è un moto cieco, ma anzitutto un atteggiamento del cuore. Tramite essa l’uomo si affida a una verità che appare alla coscienza come una “dolce emozione”, capace di suscitare un corrispondente e irrinunciabile ben-volere per ogni realtà creata, come lui amava dire».
Vorrei formulare un augurio a tutti noi di vivere questa attualissima spiritualità della vita divina non contrapposta ma intimamente legata alla nostra interiorità e ai nostri desideri profondi. Per Francesco di Sales la dinamica fondamentale di un agire buono non inizia con un’etica della responsabilità volontaristica di fronte a un bisogno riconosciuto razionalmente. Si vive piuttosto una conformazione al bene che, conosciuto suscita un’e-mozione di piacere, diventa la prima energia di una mozione dell’operatività per il bene di tutti. Il dottore della carità ci insegna: «Il bene afferra, cattura e avvince il cuore con il compiacimento, ma con l’amore lo attrae, lo guida e lo conduce a sé […] il compiacimento lo mette in piedi, ma l’amore lo fa camminare; col compiacimento il cuore stende le sue ali, ma con l’amore prende il volo» (Trattato dell’amore di Dio, lib. 1, cap. 7).
Michal Vojtáš
Vicerettore e Dir. Centro Studi Don Bosco