Cari membri della comunità accademica,
cari amici dell’Università,
vi raggiungo per esprimervi di cuore i più sentiti auguri di Natale. Il Signore che viene colmi della sua grazia la vostra vita e vi doni di sperimentare la consolazione della sua presenza.
Quest’anno ho scelto come immagine per gli auguri natalizi una miniatura francese del XV secolo, su cui il filosofo Ferdinand Ulrich ha scritto una densa meditazione - Virginitas foecunda - appena tradotta in italiano dalla nostra casa editrice LAS. L’immagine presenta una scena singolare: Maria, dopo aver avvolto in fasce il Bambino Gesù, non lo pone in una mangiatoia, ma tra le braccia di Giuseppe. È lui la “culla vivente” di Gesù, quasi un’icona del Padre dei cieli nel cui grembo il Figlio vive per l’eternità.
Maria è rappresentata con in mano il libro delle Scritture. Il bambino che ha generato è infatti la Parola fatta carne, che lei ha accolto rispondendo con fede all’annuncio dell’angelo: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Maria che tiene in mano la Scrittura è così il modello della Chiesa e di ogni credente: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). Chi accoglie la Parola diventa fecondo e sperimenta che Cristo nasce spiritualmente in lui.
Come in tutti i presepi, anche qui ci sono l’asino e il bue. L’asino, animale da soma, si piega verso Giuseppe, quasi ad annusarlo, come se conoscesse bene il Bambino che è tra le sue braccia. Un giorno, infatti, sarà proprio un asinello a farsi carico di Gesù, portandolo nel suo ingresso a Gerusalemme, dovrà andrà ad immolarsi per noi. Il bue, animale grasso ed ottuso, stende invece la sua testa e guarda Maria, ponendo lo sguardo un po’ al di là di lei. Nel suo gesto sordo, sembra condensarsi tutto il movimento della creazione, che fin dal principio è protesa in avanti, in attesa del Salvatore.
Cari amici, fermarci a contemplare questa immagine potrà aiutarci ad aprire il cuore all’amore infinito con cui Dio si china sulla nostra piccolezza e a ritrovare lo stupore di fronte a questo incredibile mistero del cielo che viene in terra, del Creatore che si fa creatura, dell’Eterno che assume la nostra fragilità. È l’augurio che vi porgo di vero cuore per questo imminente Natale.
Prof. don Andrea Bozzolo
Rettore dell’Università