IL FONDAMENTO SALESIANO DEL PERCORSO DEL TERZO SETTORE
«Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo dilucro, difinalità civiche, solidaristiche e di utilità socialeeche,inattuazionedelprincipiodisussidiarietàeincoerenzaconirispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale medianteformediazionevolontariaegratuitaodimutualitàodiproduzionee scambio di beni e servizi». (art. 1, 1° c. della Legge 106 del 6 giugno 2016).
Un giorno adunque del 1857 il Ministro Rattazzi, che incominciava a paventare i progressi delle idee sovversive della plebe, ebbe a sé D. Bosco, al quale aveva scritto poco prima una lettera (I); e dopo essersi con lui intrattenuto per alcun tempo sull'esito della Lotteria, sull'opera degli Oratorii e sul vantaggio che il Governo se ne poteva attendere, gli disse presso a poco queste parole:
- Io fo voti che Lei, signor D. Bosco, viva molti anni alla coltura di tanti poveri giovanetti; ma Lei è mortale come ogni altro, e se venisse a mancare, che cosa ne sarebbe dell'opera sua? Ha Lei già pensato a questo caso? E se vi ha pensato, quale misura intenderebbe di adottare per assicurare l'esistenza del suo Istituto?
A questa uscita inaspettata, D. Bosco tra il serio ed il faceto rispose:
- Per dirle il vero, Eccellenza, io non fo conto di morire sì presto, e perciò pensai bensì a procacciarmi qualche aiutante pel momento, ma non ho per anco il modo di continuare l'opera degli Oratorii dopo la mia morte. Ora, giacchè Ella me ne fa parola, sarei a domandarle alla mia volta, a quale mezzo, giusta il suo consiglio, io potrei appigliarmi, per assicurare la vita a questa istituzione?
- A mio avviso, rispose Rattazzi, giacchè non è di parere di far riconoscere l'Oratorio come Opera Pia, Lei dovrebbe scegliere alcuni tra laici ed ecclesiastici di sua confidenza, formarne come una Società sotto certe norme imbeverli del suo spirito, ammaestrarli nel suo sistema, affinchè fossero non solo aiutanti, ma continuatori dell'opera sua dopo la sua dipartita.
A questo suggerimento, un leggier sorriso sfiorò le labbra di D. Bosco. Il Ministro aveva fatto sancire la prima legge di soppressione delle Congregazioni religiose, esistenti da secoli negli Stati Sardi; e quindi a D. Bosco pareva una stranezza udire quell'uomo istesso a consigliarne l'istituzione di un'altra. Laonde soggiunse:
- E crede la E. V. che sia possibile fondare una cotale Società in questi tempi? e che possa durare senza che i membri di essa siano stretti insieme da vincolo religioso?
- Un vincolo è necessario: ne convengo; ma di tal natura, che le sostanze non appartengano alla comunità come ad ente morale.
- Ma il Governo, due anni sono, soppresse parecchie Comunità religiose, e forse si sta preparando alla estinzione delle rimanenti, e permetterà egli che se ne fondi un'altra non dissimile da quelle?
- La legge di soppressione, riprese Rattazzi, io la conosco e ne conosco anche lo scopo. Essa non Le reca veruno incaglio, purchè la S. V. instituisca una Società secondo le esigenze dei tempi e conforme alla vigente legislazione.
- E come sarebbe?
- Sarebbe una Società, che non abbia l'indole di mano morta, ma di mano viva; una Società, in cui ogni membro conservi i diritti civili, si assoggetti alle leggi dello Stato, paghi le imposte e via dicendo. In una parola, la nuova Società in faccia al Governo non sarebbe altro che un'Associazione di liberi cittadini, i quali si uniscono e vivono insieme ad uno scopo di beneficenza.
- E Vostra Eccellenza può Ella assicurarmi che il Governo permetta l'istituzione di una tale Società e la lasci sussistere?
- Nessun Governo Costituzionale e regolare impedirà l'impianto e lo sviluppo di una tale Società, come non impedisce, anzi promuove le Società di commercio, d'industria, di cambio, di mutuo soccorso e simili. Qualsiasi Associazione di liberi cittadini è permessa, purchè lo scopo e gli atti suoi non siano contrari alle leggi e alle istituzioni dello Stato. Stiatranquillo: risolva; avrà tutto l'appoggio del Governo e del Re, poichè si tratta di un'opera eminentemente umanitaria.
-Ebbene, conchiuse D. Bosco, vi rifletterò sopra e poiché la E.V. si mostra così benevola verso di me e de' miei giovanetti, occorrendo mi farò premura di rivolgermi alla sua saggezza ed autorità.
Le parole di Rattazzi furono per D. Bosco uno sprazzo di luce, che palesandogli le intenzioni del Governo lo rassicurò pienamente. La Società suggeritagli era una Società civile prettamente umana, ma egli non entrò in argomenti d'ordine spirituale, quindi caldamente lo ringraziò di quel suggerimento, senza fargli parola di aver già svolte quelle idee nello scritto delle sue Costituzioni, specialmente per ciò che riguardava la pratica del voto di povertà. Importava che Rattazzi tenesse come suo esclusivamente quel suggerimento per averlo alleato. E così fu; e qualche volta Rattazzi, ricevendo D. Bosco al Ministero, caldeggiava l'esecuzione del suo progetto. D. Bosco diceva in nostra presenza ili gennaio1876: - Rattazzi volle con me combinare vari articoli delle nostre regole riguardanti il modo col quale la nostra Società doveva regolarsi rispetto al codice civile ed allo Stato.
Si può dir proprio che certe previdenze, perché non potessimo essere molestati dalla potestà civile, furono cose tutte sue.
(Memorie Biografiche, vol. V, pagg. 696-699)