In memoria

In preghiera per Papa Francesco: il cordoglio e la gratitudine della Comunità UPS

Lunedì 28 aprile, nella Chiesa superiore del Campus, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio per il Santo Padre. Un momento di preghiera e affetto filiale con cui la Comunità Accademica ha reso omaggio a un pastore che ha lasciato un segno profondo nella vita della Chiesa
  24 aprile 2025

In un clima di profonda commozione e preghiera, l’intera Comunità Accademica dell’Università Pontificia Salesiana si è unita spiritualmente per ricordare e rendere omaggio a Papa Francesco, pastore dal cuore grande e guida instancabile della Chiesa universale.

Nel tempo pasquale, tempo di speranza e di risurrezione, l’UPS ha celebrato una Santa Messa di suffragio lunedì 28 aprile, nella Chiesa Superiore del Campus, raccogliendo attorno all’altare docenti, studenti, personale e amici, uniti nel ricordo di un Pontefice che ha saputo incarnare il Vangelo con coraggio, umiltà e dedizione. Numerosi sacerdoti, con la stola viola, segno liturgico di lutto e speranza, hanno partecipato alla celebrazione, manifestando la loro vicinanza al Papa con affetto filiale.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù Risorto domanda a Pietro: “Mi ami tu?” (Gv 21,15-19). È da questa domanda, radicale e personale, che si comprende la missione del successore di Pietro. Anche Jorge Mario Bergoglio, come Pietro sul lago di Tiberiade, ha ascoltato quella voce: “Pasci le mie pecore”. E, come Pastore, ha risposto con la vita.

Francesco ha lasciato un’impronta indelebile, testimoniando il Vangelo nei luoghi delle ferite dell’umanità: i poveri, i migranti, i carcerati, gli ultimi. Ha denunciato la “Terza guerra mondiale a pezzi”, ha promosso una Chiesa in uscita, misericordiosa, vicina, capace di accogliere chiunque. Ha aperto cammini di fraternità e dialogo, richiamando con forza la necessità di una conversione ecologica e sociale.

Il Rettor Magnifico, prof. don Andrea Bozzolo, durante l'omelia ha ricordato l’ultima enciclica, Dilexit nos, dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Cristo, che svela il centro vitale del suo pontificato: l’amore. È stato questo amore, non il protagonismo, a portarlo, ormai stanco, nelle carceri il Giovedì Santo, o a benedire il mondo la mattina di Pasqua, poche ore prima di morire. Un amore che si traduceva in gesti, parole, vicinanza. Un amore che ha reso la sua morte, come quella di Pietro, gloria resa a Dio.

Papa Francesco è stato davvero un riflesso del Buon Pastore: segno del Risorto, carezza di Dio sull’umanità ferita. La sua figura ha saputo coniugare tenerezza e forza, dolcezza e radicalità evangelica. In vita e in morte, ha indicato la via del Vangelo. E ancora oggi, come il Signore sulla riva del lago, ci sussurra: “Seguimi”.