Veritatis Gaudium

Una profezia per te

Una riflessione sulla Costituzione Apostolica per le Università e le Facoltà ecclesiastiche a due anni dalla sua pubblicazione
  29 gennaio 2020

“Radicale cambio di paradigma”, “coraggiosa rivoluzione culturale”, “provvidenziale laboratorio culturale”, “interpretazione performativa della realtà”, “cambiamento d’epoca”, “dialogo a tutto campo”, “transdisciplinarità” e molto altro ancora: queste le espressioni e i concetti in cui ci si imbatte scorrendo il Proemio della Veritatis gaudium di Francesco, la costituzione apostolica circa le università e le facoltà ecclesiastiche, promulgata l’8 dicembre 2017, dopo circa 40 anni dal 1979, quando sullo stesso argomento s. Giovanni Paolo II firmò la Sapitentia christiana.

Forte è l’indole prospettica del documento: si guarda decisamente al futuro già presente. Ma penso c’è di più: c’è una profezia per ciascuno di noi e per l’UPS come comunità. I profeti ci sono ancora, nella vita di ogni giorno, anche delle Università. Non sono scomparsi, riconducono all’autentico e liberano energie dormienti per una realtà nuova. La dimensione profetica e prospettica emergono con chiarezza, tanto che la tentazione di stimare il tutto come avveniristico e relegarlo nel classico cassetto dei sogni perduti o comunque rimandati, può presentarsi, pur trovandoci di fronte al Magistero papale, la cui puntuale considerazione dovutagli mi sembra qui ancora nota, pur rivolgendosi ben oltre l’ambito cattolico, cristiano e credente, come oggi è giusto e bello che sia, nel segno di una ‘buona volontà’ sempre più educanda, per poter essere sempre più inclusiva.

Mossa dalla piena consapevolezza di attraversare una crisi antropologica e socio-ambientale senza una strumentazione intellettuale pertinente, la Costituzione apostolica chiede di ripensare il pensiero che consiste nel pensare a un solo mondo con un progetto comune, facendo esercizio nelle istituzioni accademiche ecclesiastiche, UPS compresa, dell’interpretazione performativa della realtà che scaturisce dall’evento di Gesù Cristo e dai doni del suo Spirito risorto: “dal sensus fidei fidelium al magistero dei Pastori, dal carisma dei profeti a quello dei dottori e dei teologi” (VG 3).

Ecco qui il senso dell’invito per un dialogo a tutto campo, che si esprime nella capacità di fare rete in modo trasversale tra tutti i centri di studio di qualsivoglia connotazione culturale, religiosa ed umanistica e di costituirne di nuovi di spiccata eccellenza; di saper abbattere l’inimicizia e di interpretare i conflitti come momenti interlocutori per un cammino di riconciliazione e di pace, disinnescando il loro potenziale dirompente e volgendone l’energia in positivo; di abbattere ogni forma di discriminazione culturale, sociale, politica, sessuale ecc. per un’armonia delle diversità e una convivialità delle differenze; di rivedere le nefaste separazioni tra teoria e prassi, fede e vita, scienza e santità, teologia e pastorale, teologia e filosofia, tra empiria ed ermeneutica, tra tecnica e interpretazione.

A livello del sapere si propizia “la polarità tensionale tra il particolare e l’universale, tra l’uno e il multiplo, tra il semplice e il complesso. Annichilire questa tensione va contro la vita dello Spirito”: il modello di riferimento è non la sfera, ma appunto “…il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità” (VG 4d). Si intravede facilmente, anche qui, il riferimento al pensiero filosofico di Romano Guardini con la categoria nodale dell’opposizione polare come ermeneutica del vivente concreto, segnato da una tensione tra polarità da conservare come dinamica della sua corretta comprensione. Infatti, le polarità - come per esempio particolare e universale - si definiscono in presenza l’una dell’altra, insieme, mai l’una senza l’altra, perché cosi diverrebbero incomprensibili.

Si ha qui la relazionalità epistemologica delle scienze, secondo la forma forte, cioè transdisciplinare, comunque ‘poliedrica’ e non ‘sferica’, in cui ogni disciplina riconosca e veda riconosciuto la propria autonomia contenutistica ed epistemologica, coordinandosi, senza deleterie teologizzazioni, col télos cristologico dell’ermeneutica scientifica del reale.

prof. don Paolo Carlotti

Vicerettore